Monte Rosa - 29-31 luglio 2009.


Mercoledì 29 luglio - LA PARTENZA

Ore 5.45 partenza da Duino. Autostrada trafficata ma niente code. Classiche soste in autogrill e ben presto arrivano le 11.30.  Siamo nella piazzetta di Romagnano Sesia per sgranchire le gambe e riempire lo stomaco con una pizzetta. Rapido giro nel centro del paese ed uno sguardo interessato al Municipio.... qui oggi lavorano..... ahahahh...

Ore 12.15 parcheggiamo l’auto ad Alagna in Valsesia e ci lanciamo nei negozi di sport per trovare scarponcini da montagna ramponabili per il mio attacco semiautomatico.

 

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Ma in che stati andè in giro?

Al secondo tentativo l’affare è fatto. Modello scarpa rosso n.43 ( a scapito del mio 45) a noleggio per 3 giorni a 30 euro. Ottimo. Molto meglio che spendere 200 – 300 euro alla cieca. 

Con la suola rigida mi sento molto Hermann del telefilm “i mostri” o Lerch, il maggiordomo della famiglia Adams… “chiamatoooo…”

Leggero pranzetto al ristorante “Unione” con soli 3 ravioli ma immersi nella fonduta… ottimi ma devastanti. A tutti sta per calar la palpebra ma… non ci è concesso. Inizia l’ascesa ai 4.000.

 

 


Bastoni in auto

Ore 14.30 prendiamo l’ ovovia che da Alagna (1212) ci scarica a Pianalunga (2046).

Ma.... ma nooo!!! Go lasà in auto i bastoni!!!!

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Se comincia a innuvolar

 

Da Pianalunga iniziamo la salita lungo la pista da sci e sotto un cielo che man mano si chiude sempre più.

Andatura tranquilla dovuta soprattutto al peso degli zaini. In particolare quello di Charles è bello tosto.

 


Strane ombre nella nebbia

Oramai nella nebbia totale raggiungiamo il rifugio Guglielmina a quota 2.865. Entriamo per bere qualcosa ed ascoltare le allegre storie di un vecchietto. Ci racconta di quando faceva il militare in accampamento a Tarvisio. - Con un solo fulmine ne sono morti 8 nella tenda della telecomunicazioni. E poi…. La guida locale che ogni giorno passava dal rifugio… è rimasta fulminata in ferrata…. E mio figlio… uscito per guardare il temporale che si abbatteva su Milano… è stato sfiorato a pochi centimetri da un fulmine… -  ok… si è fatto tardi. Noi dobbiamo proseguire fino al rifugio città di Vigevano. Usciamo nella nebbia. Non si vede nulla. Prendiamo la cartina  e la bussola. I rifugi sono segnati in rosso abbastanza vicini. Però bisognerebbe scendere 50 metri e immettersi su un bivio che, per la verità, non abbiamo visto in salita. Mah… strano…. Proviamo a fare 10m su un sentierino e…. tac… si materializza davanti a noi il rifugio Vigevano. Incredibile. Sono a 40m l’uno dall’altro. “CARTAGINE!!!! Ma che cartina te ga??!! Ma dove volemo andar? Se perdemo in 40m e volemo andar su un 4.000 ? Mah…”


Sara, Fox, Matteo, Charles

Veniamo ben accolti dal giovane gestore Matteo che ci assegna una cameretta da 4 tutta per noi 3. D’altra parte, abbiamo avuto fortuna. Ci sono solo altre 2 persone in tutto il rifugio. Il bagno è pulito e dispone di  acqua calda quando il generatore è in funzione. Niente male per essere quasi a 3.000 di quota.
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Tramonto "rosa" al Vigevano

Per cena abbiamo minestrone, ottima pasta al ragù, wienerschnitzel e torta al cioccolato con panna.

Nel dopocena Matteo ci fa vedere le foto delle sciate che si è fatto questo inverno, delle arrampicate che fa dalle sue parti e del giretto in ferrata fatto con “Gnaro” (vedi Silvio Mondinelli alpinista di Alagna con all’attivo tutti gli 8000 del pianeta).

Prima di andare a nanna ci facciamo una ripassata delle manovre basilari di corda. Non dovranno servire ma la prudenza non è mai troppa.

 

 

Dislivello in salita: 820

 

 

Giovedì 30 luglio 2009 - OVER 4.000.

Ore 5.30 suona la sveglia. Dalla finestra della camera non si vede nulla. Oh no… ancora nebbione… apriamo la finestra per saggiare la temperatura e…. ma quale nebbia…. Sono solo le lastre appannate. Fuori splende il sole.

Ore 7.15. Con la testa ancora che pulsa per la notte non proprio tranquilla e lo stomaco che fa i capricci salgo con Charles e Sara fino al passo Salati (3.038). C’è un continuo via vai di elicotteri che portano bibite, cibarie e materiali ai rifugi in quota. Sul passo ci sono camion e ruspe al lavoro per sistemare gli impianti di risalita. E’ un vero, orrendo cantiere. Ma è sufficiente passare il primo nevaietto e scavalcare il primo dosso per entrare in contatto con la montagna. Niente erba ma solo rocce, sassi e lastroni di materiale metamorfico. Sembra quasi di essere in una cava.

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La sorpresa della prima corda
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Ormai corde xe ovunque
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Ma semo in montagna o in cava?
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Piere ovunque

Con alcune corde passamano saliamo verso punta Indren (3.260). La aggiriamo con un breve traverso e scendiamo, ancora con corde, sulla selletta innevata dalla parte opposta.

Si risale su pietraia fino all’arrivo abbandonato della vecchia funivia. Osceno rudere che la montagna non ha ancora saputo demolire.

 

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Ghiacciaio dell' Indren

Calzati i ramponi attraversiamo il ghiacciaio dell’ Indren. In realtà c’è ben poco ghiaccio. Il traverso è praticamente un sentiero battuto su neve morbida ed i ramponi servono solo per testare l’andatura su terreno facile.
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corda morena garstelet

Me sento storto...

Arrivati alla morena che separa le lingue dell’ Indren e del Garstelet lasciamo la via bassa che porta al rifugio Mantova e  prendiamo la via di destra, più ripida che sale con corde e scalette di legno. Uff.. meglio non guardare di sotto e andare avanti a testa alta.


Ma qua xe anche scale de legno

 

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scale del rif Gnifetti

Ma no i podeva metter un ascensor?
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serracchi dietro al rifugio

Mi de la no vado

 

 

Rimessi i ramponi attraversiamo la breve lingua del Garstelet fin sotto al rifugio Gnifetti (3.647). Qui altro punto critico. Per salire al rifugio bisogna farsi 20m di dislivello aiutandosi con corde, fittoni e scalette metalliche. Via a testa alta anche qui.

 

Ci fermiamo un po’ sul terrazzo del rifugio sotto un clado sole. La fatica si fa sentire. Non capisco se è colpa della quota (solo ieri eravamo al livello del mare) o se testa e stomaco risentono della nottata. Bah… non ha importanza. E’ tutto sopportabile e ne risente solo la velocità di marcia. Raggiungere la capanna Margherita diventa un azzardo. Una torta ed una bevanda fanno di sicuro bene. Ore 12.15 ci leghiamo in cordata e cominciamo la progressione sulla neve. Puntiamo alla piramide Vincent.

 

42_cordata.JPG Salita tranquilla, nessun problema e neve umida. Pochi crepacci. Non serve nemmeno zigzagare. Però ci sono e bisogna fare attenzione. Verso quota 4.000 si fa sentire il vento e dagli zaini escono le giacche. Davanti a noi si vede la punta del Balmenhorn (4.167) con il famoso “Cristo delle vette” vicino al bivacco. Gli ultimi metri sono faticosi. Non tanto per la pendenza sempre modesta quanto per la forma fisica. Almeno in questa occasione possiamo dare la colpa alla quota
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sopra 4000 tira vento
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Il Lyskamm visto dalla piramide Vincent
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Cristo delle Vette sul Balmenhorn
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discesa

 

Ore 14.00 siamo finalmente in cima alla Piramide Vincent a quota 4.215. Molta la fatica ma enorme la soddisfazione per il traguardo raggiunto.

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crepaccio

Stemo tenti
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scalette per gnifetti

Toca farle anche in discesa
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punta indren

De la le nuvole no se movi
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59_arcobalento tondo.JPG

La discesa è divertente. Si quasi scia sulla neve. Ripassiamo al rif. Gnifetti, riscendiamo la scaletta metallica e ancora per divertentissima neve, ormai slegati, raggiungiamo il rifugio città di Mantova (3.498). Aggiriamo la morena sulla via bassa, riattraversiamo il ghiacciaio dell’Indren con i ramponi nello zaino e per la via di salita ritorniamo al rifugio Vigevano.

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gabiet verso Gressoney
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marocchini d'alta quota,

Ma chi xe? Nives Meroi?
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troppi sassi sulla strada

E dar una man??

 

Sulla via del ritorno le ginocchia si fanno un po' sentire e vista la proverbiale mobilità del Fox, ecco nascere l'andatura da C3PO il droide dorato di guerre stellari. Busto rigido, ginocchia che non si piegano, andamento un po' barcollante....

Ore 19.15 la camera numero 9 è rimasta a nostra disposizione. Abbiamo acqua calda per lavarci ed un’abbondante cena.

Ci facciamo quattro “ghigne” con Matteo e alle 22.00 ci infiliamo nei nostri saccoletto.

 

Dislivello in salita: 1.450

Dislivello in discesa: 1.450

Ore totali comprese le soste: 12h

 

 

Venerdì 31 luglio - IL RIENTRO.

 

Giornata di rientro. Nuvoloso a rischio pioggia. Zaini pesanti, sentiero già fatto in salita e poco panoramico.  Che si fa? Saliamo a prendere la funivia o scendiamo a piedi?

Alle 9.00 saliamo al passo dei Salati. Prendiamo la funivia e scendiamo con gli impianti fino ad Alagna.

Shopping per il paese e poi si rientra a casa.

Traffico intenso su tutta l’autostrada con code a tratti in zona Milano, Brescia e soprattutto sul nuovo passante di Mestre.

Alle 19.00 ci accoglie Roger in giardino, lui felice di rivederci, noi felici della scampagnata appena conclusa.

 

 

Altre note:

Partecipanti: Fox, Chrles, Sara F.

Ovovia Alagna-Pianalunga A/R 7 euro.

Funivia P.so Salati - Pianalunga 6 euro solo discesa.